50 anni di missioni spaziali hanno cambiato per sempre i nostri orizzonti. L'uomo sulla Luna, le macchine su Marte, Venere e sulle lune di Saturno: il XX secolo ha segnato la svolta oltre il cielo e l'ingresso in un nuovo immenso campo esplorativo che ha enormi ricadute sulla nostra vita quotidiana
Ci sono volute 72 ore di clausura e l'unione dei migliori cervelli disponibili, poi la mossa è stata individuata e finalmente da Marte è arrivata la buona notizia: il laboratorio portatile a bordo della sonda Phoenix è "pieno" di buon terriccio marziano. La missione prosegue e al centro di controllo di Pasadena torna il sereno, anzi la festa. E' stato William Boynton - ricercatore capo all'università dell'Arizona di Tuscon - a portare in sala controllo la buona novella: "Abbiamo un micro-forno pieno di materiale da analizzare e per riempirlo sono bastati 10 secondi". Tra qualche giorno potremo sapere se quelle quelle tracce biancastre fotografate su Marte sono acqua allo stato solido, residui superficiali di quell'Oceano artico, che gli scienziati immaginano nel passato del Pianeta Rosso.
Applausi e danze a Pasadena
Gli scienziati di Phoenix, che ormai disperavano, hanno accolto la notizia con un lungo applauso e molti di loro si sono messi a ballare nella stanza da cui seguivano le operazioni. Boynton ha dato voce al sollievo di un team di 200 persone, responsabile di una missione da 420milioni di dollari, che alla fine della scorsa settimana ha temuto il disastro (vd Terra grassa, Marte amara). Il primo carico di terriccio raccolto dal suolo marziano non era riuscito a superare il filtro che protegge dai sassi gli strumenti di analisi posti sulla navetta. La prima delle 8 bocche utilizzabili, quelle che portano i campioni agli strumenti di analisi di bordo, era di fatto tappata da una terra che sembrava piuttosto colla. La missione, oltre che al fallimento, era esposta al ridicolo.
Secondo tentativo. Tre giorni di attesa
Far precipitare le piccole particelle di terriccio nel micro-forno non è stato comunque uno scherzo. Il campione grattato dalla superificie del pianeta si è rivelato molto più compatto del previsto, quasi una sabbia molle, forse a causa delle condizioni superficiali e anche della temperatura che su Marte raggiunge gli 80 sotto zero. Nelle prossime settimane però clima non potrà che peggiorare. L'autunno marziano è alle porte (l'anno dura 23 mesi) e il freddo aumenterà. Per Phoenix, insomma, non c'è tempo da perdere. Dopo aver studiato bene il problema alla Nasa hanno scelto la via della dolcezza: hanno ordinato al braccio robotico di scavare in un punto diverso e più esposto alla luce solare e l'hanno allenato per un giorno intero a spargere più delicatamente il terricco. Poi hanno ricominciato da capo, scegliendo questa volta la bocca numero 4 di Tega (Thermal and Evolved-Gas Analyzer): i campioni sono caduti sulla griglia di protezione e non sono passati . Brivido. Allora è stata attivata la funzione di vibrazione e per tre giorni l'hanno fatta lavorare aspettando un segnale positivo che è arrivato dallo spazio solo mercoledì. Il micro-forno che deve scaldare il campione e far sprigionare il gas per l'analizzatore automatico TEGA segnala finalmente di aver raccolto il materiale. La fase dell'analisi può ora partire e le aspettative sono di nuovo altissime.